13/09/2012 – Lo scorso autunno il varo del governo Monti è stato valutato da molti osservatori come il fallimento della classe politica italiana. Classe politica che nonostante la pressione dell’opinione politica e i ripetuti scandali di privilegi e corruzione dimostra di essere incapace di autoriformarsi. La distanza tra il “Palazzo” e i comuni cittadini appare sempre più grande e il rischio di una deriva populista diventa sempre più concreto come denunciato anche dal premier pochi giorni fa. Come fare per riavvicinare la politica alle persone? Ne abbiamo parlato con Gianluca Sgueo, membro della Presidenza del Consiglio in qualità di coordinatore dei rapporti tra il governo e i cittadini.
Perché la politica non riesce più a dare risposte alle esigenze dei cittadini?
“Il motivo è molto semplice: in questo momento la politica è impegnata principalmente a salvare se stessa. Tuttavia la responsabilità di questo fenomeno non è solo dei politici ma anche dei cittadini”.
“Il motivo è molto semplice: in questo momento la politica è impegnata principalmente a salvare se stessa. Tuttavia la responsabilità di questo fenomeno non è solo dei politici ma anche dei cittadini”.
In che senso?
“Nel senso che rispetto al passato c’è stata una forte involuzione in quella che io chiamo cittadinanza responsabile”.
“Nel senso che rispetto al passato c’è stata una forte involuzione in quella che io chiamo cittadinanza responsabile”.
Cosa intende con il termine cittadinanza responsabile?
“Un atteggiamento ben definito nei confronti della politica. Il cittadino responsabile si informa sulle cose che accadono attraverso più fonti di informazione e partecipa alla vita collettiva in forme che possono andare dalle riunioni del comitato di quartiere alle consultazioni a livello comunale o nazionale”.
“Un atteggiamento ben definito nei confronti della politica. Il cittadino responsabile si informa sulle cose che accadono attraverso più fonti di informazione e partecipa alla vita collettiva in forme che possono andare dalle riunioni del comitato di quartiere alle consultazioni a livello comunale o nazionale”.
In estrema sintesi, informazione e partecipazione politica attiva.
“Esatto”.
“Esatto”.
Grazie ad internet molti cittadini partecipano alla vita politica commentando gli articoli dei giornali online o scrivendo sui social network. Questo tipo di attività è sufficiente per essere cittadini responsabili?
“Internet è sicuramente un ottimo canale di informazione e di dibattito ma a mio avviso è insufficiente. Partecipare alle discussioni su Facebook o su Twitter non assolve completamente il compito di un cittadino responsabile. Il cuore della cittadinanza responsabile è la partecipazione attiva sul campo, non necessariamente in quello strettamente politico ma anche nel volontariato o in altre forme associazionistiche. Purtroppo la tendenza a sovrastimare l’importanza dei social network è un fenomeno diffuso soprattutto tra i più giovani”.
“Internet è sicuramente un ottimo canale di informazione e di dibattito ma a mio avviso è insufficiente. Partecipare alle discussioni su Facebook o su Twitter non assolve completamente il compito di un cittadino responsabile. Il cuore della cittadinanza responsabile è la partecipazione attiva sul campo, non necessariamente in quello strettamente politico ma anche nel volontariato o in altre forme associazionistiche. Purtroppo la tendenza a sovrastimare l’importanza dei social network è un fenomeno diffuso soprattutto tra i più giovani”.
In che modo la cittadinanza responsabile può determinare un buon governo?
“In primo luogo maggiore è il numero di cittadini informati minore è la possibilità che si diffondano informazioni o valutazioni non corrette sui singoli problemi che coinvolgono l’attività dell’esecutivo. In secondo luogo l’attivazione dei cittadini migliora le modalità attraverso cui le decisioni vengono prese proprio perché amplia il coinvolgimento della popolazione”.
“In primo luogo maggiore è il numero di cittadini informati minore è la possibilità che si diffondano informazioni o valutazioni non corrette sui singoli problemi che coinvolgono l’attività dell’esecutivo. In secondo luogo l’attivazione dei cittadini migliora le modalità attraverso cui le decisioni vengono prese proprio perché amplia il coinvolgimento della popolazione”.
Cosa fare per promuovere la cittadinanza responsabile?
“E’ più semplice di quello che può sembrare. Molto importanti sono i progetti sul campo. Un esempio recente è la Summer School sul tema organizzata a Matera dall’associazione Rena che ha coinvolto numerosi giovani. Iniziative come questa, a cui ho partecipato personalmente in qualità di docente, se moltiplicate sull’intero territorio nazionale avrebbero un impatto rilevante. Un’altra spinta potrebbe arrivare poi dal web perché, come ho già detto prima, è un ottimo canale di informazione e diffusione soprattutto per le nuove generazioni”.
“E’ più semplice di quello che può sembrare. Molto importanti sono i progetti sul campo. Un esempio recente è la Summer School sul tema organizzata a Matera dall’associazione Rena che ha coinvolto numerosi giovani. Iniziative come questa, a cui ho partecipato personalmente in qualità di docente, se moltiplicate sull’intero territorio nazionale avrebbero un impatto rilevante. Un’altra spinta potrebbe arrivare poi dal web perché, come ho già detto prima, è un ottimo canale di informazione e diffusione soprattutto per le nuove generazioni”.
I cittadini italiani sono più o meno responsabili rispetto agli altri cittadini europei o a quelli americani?
“Recentemente si è parlato molto del movimento degli indignados spagnoli e di Occupy Wall Street negli Stati Uniti. Questo potrebbe far pensare che l’Italia sia indietro ma in realtà la riduzione della partecipazione attiva è un fenomeno globale, diffuso in tutti i paesi, quindi non farei particolari distinzioni tra noi e gli altri. Un po’ ovunque la politica ha smesso di esprimere i valori che c’erano un tempo e questo ha generato molta delusione. La situazione attuale non è rosea, ma io sono fiducioso sul fatto che in futuro ci sarà una ripresa della cittadinanza responsabile”.
“Recentemente si è parlato molto del movimento degli indignados spagnoli e di Occupy Wall Street negli Stati Uniti. Questo potrebbe far pensare che l’Italia sia indietro ma in realtà la riduzione della partecipazione attiva è un fenomeno globale, diffuso in tutti i paesi, quindi non farei particolari distinzioni tra noi e gli altri. Un po’ ovunque la politica ha smesso di esprimere i valori che c’erano un tempo e questo ha generato molta delusione. La situazione attuale non è rosea, ma io sono fiducioso sul fatto che in futuro ci sarà una ripresa della cittadinanza responsabile”.
Fonte: notizie.tiscali.it | autore: Michael Pontrelli | foto: google immagini