Arrivarono i social media, e nulla fu più come prima. Da quel 2004 in cui facebook è sceso in campo è cambiato tutto, soprattutto il modo in cui fruiamo le notizie. Poi è arrivata la Brexit e Trump, e i giornali hanno iniziato a ripetere come un mantra parole di paura e disprezzo nei confronti delle “fake news”. Come il male assoluto della nostra società, le bufale sono diventate una priorità anche in parlamento e nelle scuole, con il progetto portato avanti dalla Boldrini lanciato a fine ottobre.
Fin qui la reazione delle istituzioni c’è stata. Non ci siamo certo lasciati scappare l’occasione di agitare lo spauracchio di uno scenario distopico, magari sopravvalutando anche troppo la questione, ma di certo una reazione più mite sarebbe stata deleteria.
La domanda, però, sorge spontanea: se la società si è mossa in direzione ostinata e contraria alle notizie false, come hanno reagito i veicoli tramite cui queste notizie raggiungono le persone, ovvero i social media?
Finora, le contromisure prese da Facebook non si sono rivelate estremamente efficaci, come dimostrava a settembre una ricerca dell’Università di Yale: contrassegnare le notizie false non basta.
Ora, però, qualcosa sta cambiando davvero.
Il primo passo verso il cambiamento arriva per mezzo del social media Snapchat che in questi giorni ha annunciato un mutamento strutturale della piattaforma, proprio per contrastare il fenomeno delle fake news. Secondo la compagnia del giovane Evan Spiegel, le notizie false si diffondono perché i social network non dividono il “social” dal “media”, come se esistesse una sorta di vizio di fondo insito in tutte le piattaforme.
“Stemperare la distinzione tra contenuti creati da professionisti e quelli creati dai tuoi amici è stato senza dubbio un esperimento in rete particolarmente interessante, ma ha prodotto una serie di effetti collaterali, come “bufale” e notizie finte, spingendoci a creare contenuti più per far divertire o interessare i nostri amici che non semplicemente per esprimere noi stessi” recita il blog della compagnia.
Il cambiamento drastico del nuovo Snapchat sta proprio qui: la parte “social” verrà divisa dalla parte “media”, come fossero due classi di elementi separate. Le “chat” e le “storie” si posizioneranno sul lato destro dello schermo, mentre i contenuti di “editori, autori e community”, su quello sinistro. Secondo Snapchat questa separazione risolverà i principali problemi che attanagliano la rete. La questione che si pone quindi la compagnia americana è di tipo strutturale: i social sono da reinventare organicamente, non solo da correggere in corso d’opera.
Il cambiamento drastico del nuovo Snapchat sta proprio qui: la parte “social” verrà divisa dalla parte “media”, come fossero due classi di elementi separate
La nuova veste della piattaforma ha un modello di ispirazione: quello di Netflix. Così, d’ora in poi gli algoritmi consiglieranno i contenuti sulla base di quelli che gli utenti hanno fruito in passato. Infatti, stando a ciò che dice Snapchat, il comportamento passato predice meglio i contenuti a cui l’utente è interessato rispetto al comportamento che gli amici hanno sulla piattaforma. Questa forma di personalizzazione offrirebbe una serie di scelte che sono meno suscettibili alle manipolazioni esterne. Secondo il CEO Evan Spiegel non dobbiamo neanche preoccuparci troppo degli algoritmi, in quanto “è importante ricordare che gli esseri umani scrivono algoritmi e possono ottimizzarli per tenere conto del comportamento umano. Ciò significa che un algoritmo può essere progettato per fornire molteplici fonti di contenuto e diversi punti di vista”.
È chiaro che con questo restyling Snapchat vuole prendere le distanze dal modello facebook, che in questo modo risulta quasi demonizzato a causa del suo algoritmo “viziato”. Era stato proprio Zuckerberg a rubare l’idea delle “stories” a Snapchat lanciandole, con successo, su Instagram: ora invece il social del giovane Spiegel tenta di darsi un tratto distintivo, forse proprio a causa dell’idea proditoriamente mutuata. Un restyling questo, che però è stato necessario, dati gli scarsi risutati finanziari di novembre.
Comunque sia, il ragazzo ha fegato. Lo sbarbato dei social network sta cercando di imporre la sua visione, e chissà, forse la concorrenza seguirà a ruota se l’esperimento avrà un riscontro positivo.
Senza dubbio, nell’epoca dei leoni da tastiera e delle notizie false, un tentativo di ristrutturazione organica delle piattaforme attraverso cui ci rapportiamo col mondo non può essere che una notizia positiva. Non fosse per rivendicare il primato dell’etica sull’opportunismo di chi avvelena i pozzi dell’opinione pubblica, senza rinnegare neanche l’onere del falso.
Fonte: linkiesta.it