I risultati delle urne fanno tremare Bruxelles. La riforma dell’Eurozona potrebbe essere congelata. O, peggio, portata avanti senza di noi. Il che ci spingerebbe in una spirale euroscettica. L’analisi di Wollf e Jones.
e dovesse dare all’Italia un titolo cinematografico Guntram Wollf, direttore del Bruegel – il più importante think tank economico di Bruxelles – sceglierebbe probabilmente La grande incertezza. Quello che emerge dal voto è infatti un parlamento “appeso” che rischia di creare reazioni sui mercati e che non dà sicurezze sul governo futuro.
TEMPISTICA OSTILE. E questa incertezza, da cui la Germania è appena uscita, è preoccupante per il futuro del Paese. La tempistica non gioca dalla nostra parte. L’Italia della grande incertezza si delinea proprio mentre in Europa alcune capitali sono pronte ad accelerare sulla riforma dell’Eurozona. E non solo Francia e Germania, ma anche la rigorista Olanda. Il rischio, spiega Erik Jones, direttore degli Studi europei alla scuola di studi internazionali della Johns Hopkins University, è che «la voce dell’Italia sia non sentita e non ascoltata».
Alcuni vedono nelle elezioni italiane la fine della primavera europea, una primavera più raccontata che reale. Dove i populismi – e con questo termine sono stati definiti per troppo tempo partiti diversi con il solo tratto comune di essere euroscettici o anche solo critici nei confronti dell’Unione europea – sarebbero stati sconfitti. Ma il nostro Paese ha qualcosa di diverso dagli altri: un doppio populismo, se ancora ha senso utilizzare questa parola contenitore.
UN LABORATORIO EUROPEO. «L’Italia è un unicum, in Europa», osserva Jones, «la Lega Nord ha contenuti in comune con altri partiti di estrema destra in altri Stati Ue. Ma nessuno ha un partito come il Movimento 5 stelle». Non solo. L’Italia potrebbe anche essere un laboratorio. «La Germania è nel vagone dietro l’Italia, se ora la Spd arriva appena al 16%, cosa può succedere dopo un’altra Grande coalizione?», si chiede Jones. «L’Italia potrebbe anticipare quello che sta succedendo».
LA PARTITA DI BERLINO E PARIGI. Intanto la Germania – e qui torna il fattore tempo – è pronta finalmente a realizzare con l’alleato Emmanuel Macron la riforma dell’Eurozona. Su come il voto nostrano possa incidere sui negoziati in corso a Bruxelles, le opinioni divergono. Per il direttore del Center for european reform, Charles Grant, «un’Italia instabile o euroscettica potrebbe stoppare i piani franco tedeschi». Soprattutto, sostiene Grant, «se l’Italia si opponesse alla disciplina di bilancio e alle riforme strutturali, la Germania sarebbe meno portata a impegnarsi su elementi di trasferimenti di bilancio».
Per Wollf semplicemente «la riforma dell’Eurozona funziona solo se tutti i Paesi la sostengono, compresa l’Italia». Il rischio però non è solo che la riforma venga congelata ma che prenda una direzione più negativa per il nostro Paese. Tra gli Stati della zona euro, Germania, Francia, Italia e Olanda sono quelli che finora si sono spesi maggiormente sul progetto di riforma, presentando in maniera chiara le loro posizioni. «Francia e Germania stanno lavorando a riforme istituzionali appoggiate anche dal centrosinistra italiano, ma c’è una parte di proposte che riguardano la disciplina di bilancio (per esempio le proposte di un meccanismo di ristrutturazione del debito sovrano, ndr) spinte da Germania e Olanda, che già non hanno fiducia in partenza nei Paesi del Sud Europa e in forze politiche come Lega e Movimento 5 stelle», osserva Jones.
RISCHIO SPIRALE. Proprio venerdì 2 marzo il premier olandese, il liberale Mark Rutte, ha tenuto il suo discorso sull’Europa e, ricorda Jones, ha sottolineato come gli Stati Ue debbano prendersi tutta la responsabilità sulle questioni fiscali. In questo scenario, è il ragionamento del docente della John Hopkins, il rischio è che «la voce italiana non venga né sentita né ascoltata». E il problema non è a breve periodo: «Se non lo sarà», conclude il professore, «l’Italia potrebbe diventare ancora più euroscettica». Una spirale capace di avvitarsi su se stessa e di cui a Roma e a Bruxelles hanno appena potuto vedere gli effetti.
Fonte: lettera43.it | Autore: Giovanna Faggionato