Non so se fosse vero…ma certo era verosimile.
Il signor Baldo era un baldo 60enne che lavorava il nostro orto, quando abitavamo ancora ad Udine…abitava vicino a noi, arrivava di mattina presto, toglieva la maglietta ostentando un corpaccione da ex falegname che non rivelava certo l’età anagrafica e iniziava a vangare con lena.
Il signor Baldo aveva un umorismo perfido e un animo sensibile. Ricordo che nell’orto era capitata – non si sa da dove – una grossa tartaruga (chissà se oggi in città esistono ancora le tartarughe…alle volte mi pare d’avere 100 anni), che Baldo aveva battezzato Luigina perchè – a parer suo – aveva lo stesso sguardo e la stessa lestezza della sua prima fidanzata, che portava appunto quel nome. Amava battute del genere ed io – che allora ero un bambino – non essendo ancora abituato all’umorismo sottile capivo che bisognava ridere, perchè lui rideva per primo.
Il signor Baldo aveva fatto la guerra, come quasi tutti i suoi coetanei di allora. E la guerra lo aveva segnato in modo indelebile…Un giorno andai a trovarlo a casa sua e – mentre sua moglie preparava il te con i biscotti – mi fermai a osservare una vetrinetta nell’angolo del salotto.
Nella vetrinetta, come reliquie, c’erano una serie di oggetti assai bizzarri: gavettine, pezzi di corda, lo scheletro di un proiettile tracciante, una cartucciera, cose così insomma. E poi una candela.
Il signor Baldo la prese in mano, con delicatezza estrema, come fosse di cristallo. Me la porse e io la osservai da vicino.
Aveva una consistenza diversa dalle candele solite, come fosse più unta…un odore leggero, indefinibile…un colore a metà tra il verde militare e il color sabbia. Era una candela che faceva un po’ paura, non tanto per l’oggetto in se, quanto per il grande rispetto che il signor Baldo ci metteva nel maneggiarla e che faceva di lei la regina indiscussa della vetrinetta.
Il signor Baldo, sottovoce e senza l’abituale tono ironico, mi disse che quella candela una volta era una persona, una persona che dei soldati particolarmente cattivi avevano trasformato con un sortilegio in candela per punirla, dato che aveva la colpa di pregare Dio in un modo un po’ diverso dagli altri. Ma il signor Baldo si diceva convinto che tutti potessero pregare Dio nel modo che preferivano, purchè lo facessero con onestà e senza dare fastidio agli altri. E che quindi lui conservava quella candela dentro la vetrinetta, senza mai accenderla, perchè era un modo per non eliminare del tutto quella persona, ma per averla ancora qui con noi.
Il signor Baldo amava gli scherzi. Ma sono sempre stato convinto che quel pomeriggio, mentre aspettavamo il te, lui non stesse scherzando affatto. E nel Giorno della Memoria mi è sembrato giusto condividere questo ricordo lontano.