Forza Italia compie 25 anni. I 10 modi in cui ha cambiato la politica italiana

Forza Italia compie 25 anni. I 10 modi in cui ha cambiato la politica italiana

Il partito di Silvio Berlusconi è nato il 18 gennaio del 1994: dalla stagione dell’antiberlusconismo fino al ruolo delle donne, le impronte che ha lasciato sulla nostra vita pubblica

Oggi Forza Italia compie 25 anni: era stata fondata il 18 gennaio del 1994. È il partito che, come recita il suo statuto, “non nasce da una precedente organizzazione politica o da un sistema dottrinale” ma “dall’appello di un uomo, Silvio Berlusconi, direttamente rivolto agli elettori”, per chiunque, infatti, la storia di questo movimento politico è un tutt’uno con quella del suo leader. Berlusconi ne è presidente dal giorno della fondazione e, coma ha ammesso lui stesso, è un uomo senza eredi.

Ai tempi della nascita di Fi c’era appena stata Tangentopoli, un evento con ripercussioni straordinarie e tragiche sulla situazione politica italiana. Il pool di Mani Pulite aveva scoperto a cascata una lunga serie di casi di corruzione, e aveva disposto l’arresto di alcuni tra i più importanti imprenditori e politici del paese. Le indagini non avevano riguardato, però, i comunisti, che dal 1991 avevano cambiato il nome del partito da Pci in Pds (Partito Democratico della Sinistra).

Contemporaneamente, i referendum abrogativi del 1993, promossi dal Partito Radicale e da Mario Segni, avevano portato all’abolizione della legge elettorale proporzionale – vigente in Italia dalla nascita della Repubblica – introducendo il sistema maggioritario. Intanto, già nel 1992, erano iniziate a comparire sui muri di Roma delle scritte allora misteriose: “Forza Italia”.

La nuova legge maggioritaria, con la quale solo un grande partito o grande coalizione aveva speranza di vincere, faceva ritenere ai più che il partito degli ex-comunisti avesse la vittoria in tasca.

Nei primi anni Novanta Giuliano Urbani, professore di Scienza della politica alla Bocconi, aveva chiesto a Gianni Agnelli finanziamenti per iniziare un progetto politico di centrodestra e scongiurare la vittoria del Pds alle elezioni del ’94. Il presidente della Fiat gli consigliò di rivolgersi a Silvio Berlusconi, che condivideva le stesse preoccupazioni. È da questo incontro che nasce Forza Italia, i cui fondatori sono, oltre a Berlusconi e Urbani, Antonio Tajani, il generale Luigi Caligaris e Marcello Dell’Utri (quest’ultimo attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa).

Abbiamo raccolto i 10 motivi per cui Forza Italia e la sua storia hanno segnato indelebilmente il discorso pubblico del nostro paese.

1. Lo sdoganamento della destra
Berlusconi ha sdoganato la destra. Prima di lui, in Italia esisteva già il partito degli ex fascisti, il Movimento sociale italiano (Msi), e la Lega secessionista, ma erano di fatto emarginati, considerati al limite dell’eversione, e non avevano alcuna speranza di far parte di una coalizione di governo o di esprimere un ministro. Già prima del famoso discorso della discesa in campo, Silvio Berlusconi aveva rilasciato la sua prima dichiarazione politica: “Non sono un cittadino romano, ma se lo fossi alle elezioni comunali voterei Gianfranco Fini (Msi), non Rutelli”. Parole che all’epoca avevano fatto scalpore.

Si capì tutto quando, nel 1994, Berlusconi vinse le elezioni avendo come alleati l’Msi al Sud e la Lega al Nord: per la prima volta dalla caduta del fascismo la destra aveva trovato un posto tra i banchi del governo. Qualche tempo dopo, con un articolo su Repubblica, Eugenio Scalfari disse che Berlusconi aveva avuto il merito di riportare la Lega e le sue spinte secessioniste all’interno del dibattito democratico, cosa che non sembrava affatto scontata agli osservatori dell’epoca.

2. Il bipolarismo
La nascita della Seconda repubblica – di cui Berlusconi è il protagonista assoluto – segnerà l’inizio del bipolarismo e dell’alternanza destra-sinistra. In realtà, per passaggi da una Repubblica a quella successiva, normalmente si intendono quelli che avvengono con sostanziali modifiche della Costituzione (per dire, in Francia, il passaggio dalla Quarta alla Quinta repubblica di de Gaulle, ci fu quando – cambiando la costituzione – quella che prima era una repubblica parlamentare divenne una repubblica semipresidenziale). Da noi il cambiamento fu molto più lieve, trauma di Tangentopoli a parte: si considerò un passaggio storico la semplice riforma della legge elettorale da proporzionale a maggioritaria.

3. La Chiesa e la fine del cattocomunismo
La tattica politica di Berlusconi era quella di avere un solo nemico, in realtà molto variegato, ma da lui volutamente sintetizzato con un’unica famigerata parola: “Comunisti”. Contro la minaccia dei comunisti bisognava fare fronte comune: cattolici, libertini disimpegnati, ex fascisti, liberali e secessionisti. Le sue mosse di avvicinamento alla Chiesa, attraverso lo storico consigliere Gianni Letta, lo portarono ad avere dalla sua parte personaggi che andavano dal cardinale Ruini al presidente del San Raffaele Don Verzè. Berlusconi e Fi, quindi, costrinsero il potere cattolico a scegliere da che parte stare, e in qualche modo incrinarono il “partitone” dei cattocomunisti.

ITALY - MAY 28: Vladimir Putin, Silvio Berlusconi and George W.Bush in Rome, Italy on May 28th, 2002. (Photo by Eric VANDEVILLE/Gamma-Rapho via Getty Images)
Vladimir Putin, Silvio Berlusconi e George W.Bush nel 2002. (foto: Eric VANDEVILLE/Gamma-Rapho via Getty Images)

4. “Caro Vladimir, ne parlo con George
Non ha segnato la fine della guerra fredda, come vorrebbe Berlusconi, ma è di certo stato un momento spettacolare quello immortalato dalla foto in cui George Bush jr. e Vladimir Putin sorridono e si stringono la mano, con Berlusconi nel mezzo, a Pratica di Mare nel 2002. L’aspetto più bizzarro e sorprendente della politica estera di Forza Italia, era che si basava completamente sulle amicizie personali di Berlusconi con i grandi leader, anche quelli agli antipodi o in conflitto tra loro. Non solo Putin, che ospitava le sue figlie quando erano in gita a Mosca e con cui andava a caccia e al poligono, pur rimanendo sempre un fedele americanista. Berlusconi era un amico personale di Muhammad Gheddafi, che venne a Roma due anni prima della primavera araba in Libia, dell’intervento armato e del suo conseguente assassinio. Fu accolto da centinaia di ragazze reclutate come comitato di benvenuto, che nelle sue tende dovettero assistere a una lezione di Corano in cui il leader libico disse: “L’Islam dovrebbe diventare religione d’Europa”. Il Gheddafi-show venne percepito da quasi tutti come uno scandalo, ma la cosa più incredibile era la capacità di Berlusconi di conciliare una discussa amicizia personale con la politica a favore di Israele e i buoni rapporti con il governo dello stato ebraico, da sempre acerrimo nemico del leader libico.

5. Il mondo dello spettacolo sceso in campo
L’arrivo di Forza Italia sulla scena, è stato – comunque la si veda – un evento sfavillante, con una carica modernizzatrice in molti ambiti. Durante il ventennio in cui Forza Italia è stata protagonista, la politica era ovunque. Non c’era cantane, artista, regista, concorrente o showgirl che non considerasse Berlusconi un interlocutore obbligato o un tramite attraverso cui passare per parlare alla gente. E tutti ci tenevano a fare sapere di conoscerlo personalmente, nel bene o nel male. La stessa figura di Berlusconi, la sua vita privata, le sue inclinazioni e passioni, erano diventate col tempo oggetto di un interesse quasi morboso: la politica come reality show, perché fatta dagli stessi che facevano i reality show, più o meno.

6. Il monopolio: Mediaset, le americanate e la conquista della Rai
Prima di scendere in campo, Berlusconi si era – per così dire – liberato dei ruoli formali che ricopriva all’interno delle aziende del gruppo Fininvest. Aveva lasciato la proprietà del Giornale al fratello Paolo e le quote di Mediaset e Mondadori ai figli. Rete4, Canale5 e Italia1 in quegli anni proponevano una tivù libertina ed eccentrica, imitando l’intrattenimento americano o importandolo – pensiamo a Baywatch e Dallas – e proponendosi come alternative alla seriosità del servizio pubblico. Un indirizzo editoriale che riscosse enorme successo e ingenti incassi pubblicitari.

Quando Forza Italia ha vinto le elezioni, dal momento che la Rai è storicamente nelle mani del partito di maggioranza relativa, si è rapidamente ma inevitabilmente aperta la strada al mega-monopolio. Da cui le accuse al centrosinistra, reo secondo alcuni di non aver mai approvato una legge sul conflitto d’interessi capace di evitare questa situazione. In quegli anni lo scontro con alcuni grandi nomi della tivù pubblica: Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, si risolse con l’editto bulgaro, un discorso pronunciato da Berlusconi a Sofia in cui definiva uno scandalo lo spazio che veniva dato a quei tre personaggi nel servizio pubblico, accusati di farne un “uso criminoso“. La Rai li rimosse, nonostante il successo dei loro programmi.

8. Il ruolo delle donne
Con la nascita di Forza Italia, le donne in politica diventano all’improvviso molte di più. Se nella Prima repubblica le pochissime cariche femminili erano riservate a personaggi come Nilde Iotti e Tina Anselmi, ex staffette partigiane con importanti cursus honorum, con Forza Italia entrano in parlamento imprenditrici, segretarie ma anche showgirl. Molte di loro, nonostante le critiche poco eleganti ricevute all’epoca, sono ancora in politica e oggi godono di un’indiscussa credibilità. Tra i partiti presenti in parlamento, non a caso, ancora oggi Forza Italia è quello che ha tre donne nei più importanti ruoli disponibili: Elisabetta Casellati presidente del Senato, Mariastella Gelmini capogruppo alla Camera, Anna Maria Bernini capogruppo al Senato. Non sono mancati gli esempi percepiti negativamente, certo, come Nicole Minetti: l’ex igienista dentale del Cavaliere poi coinvolta nel Rubygate, quindi eletta alla Regione Lombardia, ha presto lasciato la politica.

9. L’odio e la contrapposizione sociale totale
Il ventennio del berlusconismo è noto a tutti principalmente per una cosa che l’ha segnato più delle altre: l’odio. Tra gli antiberlusconiani (un fronte molto ampio, che andava da Marco Travaglio agli extraparlamentari di sinistra) raramente si poteva dubitare che ogni problema fosse in qualche modo riconducibile a una colpa – quando non spesso a un reato – di Silvio Berlusconi. Un uomo politico che negli anni, anche sui giornali, è stato paragonato a tutti i grandi cattivi della storia: da Caino e Attila ad Adolf Hitler. Su Repubblica il giornalista Franco Cordero era solito paragonarlo a un caimano, fornendo l’ispirazione a Nanni Moretti per l’omonimo film.

Sulla sponda opposta, chi considerava Berlusconi uno bruffone era bollato dagli elettori di Forza Italia come un comunista. Se non direttamente come uno fra quelli che hanno simbolicamente armato la mano – come i “cattivi maestri” degli anni di piombo – di Massimo Tartaglia, che nel 2009 sfregiò Berlusconi colpendolo con una statuetta del Duomo. In quell’occasione non mancarono i forzisti che proposero di oscurare completamente Facebook in Italia, perché su quel neonato social network qualcuno stava esprimendo solidarietà all’attentatore.

Si ripeteva che l’Italia era spaccata in due, tra gruppi sociali impermeabili. Nella Prima repubblica tra socialisti e democristiani non esistevano sentimenti altrettanto viscerali, o almeno non così onnipresenti ed esasperati: c’era casomai un clima di sospetto. Durante il berlusconismo, ci sono state, invece, le gravi accuse a Mara Carfagna pronunciate da Sabina Guzzanti sul palco del No Cav Day, ad esempio, oppure Antonio Garullo e Mario Ottocento, gli artisti che nel 2012 esponevano in un palazzo del centro storico romano una finta salma di Berlusconi all’interno di una teca di vetro. L’opera si intitolava Il sogno degli italiani.

10. Lo scontro con la magistratura
Il leader di Forza Italia ha, attualmente, cinque processi penali in corso. Una condanna passata in giudicato per frode fiscale e falso in bilancio, ed è uscito indenne da altri 27 procedimenti penali a suo carico: in otto casi per prescrizione, in due per intervenuta amnistia, in otto perché assolto, mentre altri 10 sono stati archiviati (cioè le indagini non hanno raccolto elementi sufficienti per iniziare un processo).

Non era mai successo a nessun altro presidente del Consiglio italiano. Berlusconi è stato accusato di concorso in strage, concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di droga, prostituzione minorile, corruzione. Quali fossero le conclusioni dei giudici nei processi non aveva grande rilevanza, durante la stagione berlusconiana: la maggior parte

Fonte: Wired.it. Autore: Cecilia Sala

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