Si parla spesso delle “potenti lobby” come del male assoluto. Ma nessuno si è mai preoccupato di chiedere a noi lobbisti se una maggiore garanzia di trasparenza a ogni livello e in ogni momento dell’interlocuzione e del processo che porta alle decisioni istituzionali possa rappresentare un vantaggio per la categoria. E la risposta, vi assicuro, è sì.
Il 21 dicembre scorso, l’Autorità Anticorruzione ha fatto un piccolo, ma significativo, regalo ai portatori di interesse, leggi noi lobbisti: ha pubblicato, e messo in consultazione pubblica, un Regolamento molto importante, che disciplina i rapporti fra ANAC e i lobbisti e istituisce l’Agenda pubblica degli incontri. È, a mio avviso, un rilevante riconoscimento della nostra attività, tanto importante da essere reso pubblico, senza nessuna diffidenza o ambiguità.
Finalmente! La data ultima per i contributi che, in prima battuta si sarebbero dovuti inviare entro il 10 gennaio, è slittata al 18 febbraio. Spero proprio che in tanti abbiano partecipato, non ci sono scuse per non averlo fatto. Noi di Telos A&S abbiamo inviato il nostro contributo, dal punto di vista dei rappresentanti dei portatori di interesse, da lobbisti consulenti quindi.
In che modo il Regolamento contribuisce a garantire una maggiore trasparenza nei rapporti tra l’Autorità Anticorruzione e le lobby? Molto. Già a cominciare dall’approccio generale che è largamente condivisibile. Ho trovato apprezzabile, insieme al mio socio Marco Sonsini, con il quale ho letto e commentato il Regolamento, che l’Autorità abbia voluto affrontare la questione dell’attività lobbistica non secondo la prospettiva della schedatura dei lobbisti, ma secondo quella della trasparenza dei rapporti.
Non esiste il Registro dei lobbisti che debbono accreditarsi per poter poi, in un futuro indefinito, avere rapporti con l’Autorità; semplicemente qualunque portatore di interessi voglia incontrare l’Autorità deve accettare (sottoscrivendo apposito consenso!) che le informazioni riguardanti l’incontro vengano pubblicate sul sito dell’Autorità stessa. Ci è sembrato un principio molto sano.
Entriamo più nel dettaglio. Le informazioni riguardo gli incontri che vengono pubblicate sul sito non si limitano all’identità dei partecipanti (richiedente incontro + soggetto interno all’Autorità) e ai dettagli logistici (luogo, data e ora), ma comprendono anche:
• L’oggetto dell’incontro
• La documentazione “consegnata ovvero trasmessa anche successivamente”.
In questo modo, non è solo la notizia dell’incontro ad essere pubblica, ma l’intera iniziativa presa dal lobbista nei confronti dell’Istituzione pubblica. La trasparenza dei rapporti è questa, non fa una piega. Per fortuna l’ANAC non è caduta nella contraddizione di limitare la pubblicazione delle informazioni agli incontri fatti nella sede dell’Autorità, requisito, devo ammettere al limite dell’esilarante, di altre Istituzioni. Al contrario:
- gli incontri con il Presidente e i membri del Consiglio possono svolgersi anche in altre sedi e sono comunque soggetti alle norme sulla trasparenza
- gli incontri con i funzionari devono essere svolti nella sede dell’Autorità
- gli incontri occasionali sono fuori dal campo di applicazione di questo Regolamento – ci pare una norma di puro buon senso.
La trasparenza deve essere assicurata anche nel caso in cui il destinatario della richiesta di incontro deleghi un funzionario. In linea di principio il Regolamento prende in considerazione gli incontri chiesti al Presidente, ai membri del Consiglio, al Segretario e ai dirigenti. Non è sfuggito proprio nulla all’estensore del Regolamento, che però non si è fatto prendere dal sacro zelo dell’Inquisizione.
C’è però un limite. Sì, vorremmo ancora di più. Il passo in più sarebbe stato quello di passare attraverso la trasparenza dei rapporti per giungere alla trasparenza dei processi decisionali.
Chiaramente per raggiungere questo obiettivo più ambizioso sarebbe necessario introdurre regole di più ampio respiro, che vanno ben al di là delle intenzioni e delle ambizioni di questo Regolamento. Ci sembra che manchi ancora la volontà di procedere in questa direzione, o forse i tempi non sono maturi.
Cosa intendiamo dire? Per esempio, gli obblighi di trasparenza non si applicano alle audizioni, alle consultazioni e alla partecipazione ai tavoli tecnici previsti dai Regolamenti dell’Autorità. In alcuni casi è giusto così, perché le consultazioni e le audizioni nell’ambito dell’attività di vigilanza dell’ANAC che mette capo a sanzioni ecc. non possono ricadere nella nozione di “rappresentanza di interessi”. Ci sembra, però, che siano escluse anche quelle forme di dialogo che l’ANAC potrebbe avviare nell’ambito dei procedimenti di formazione di “atti regolatori”: questo un po’ ci dispiace.
Il criterio di orientamento è quello di considerare soggette agli obblighi di trasparenza quelle sole forme di dialogo che avvengono su richiesta del portatore di interesse, il che è di fatto in contrasto con il principio di trasparenza dei procedimenti decisionali, perché questi ultimi avvengono nella gran parte dei casi su impulso del decisore, non del portatore di interessi.
Non lamentiamoci troppo, un passo importante è già avvenuto. Lasciamo che questo nostro commento sia un primo seme da coltivare in un dibattito pubblico sulle lobby. Senza sfiorire però in un nulla di fatto.
Fonte: Huffington Post | Autore: Mariella Palazzolo