Le chiacchiere impazzano, giornali, web e tv tracimano politici ad ogni ora del giorno e della notte ma se si presta attenzione si nota una rumorosa assenza: la Pandemia.
Siamo reduci da una esperienza – ancora non del tutto conclusa – che finirà nei libri di storia e certo ha segnato la nostra memoria personale. Come dimenticare i giorni del lockdown, la paura per un male sconosciuto e senza cura, il suono delle sirene, le immagini degli ospedali colmi, delle bare accatastate, del personale sanitario travestito da astronauta. C’è stato un momento – ad aprile 2020 – che circa 4 miliardi di persone sparse in oltre 90 Paesi si trovava chiusa in casa.
Di quella vicenda pare non esserci traccia nel discorso pubblico dei partiti: è stata rimossa. L’esperienza drammatica vissuta doveva essere l’occasione per ripensare il nostro tempo e il nostro modo di lavorare, ricostruire il nostro tessuto sociale, ripensare la centralità del servizio sanitario universale, pubblico e gratuito e della scuola come momento di crescita non solo culturale, ma civile e umana. Dovevamo uscirne migliori, ne siamo usciti come prima, se non peggio…
Il trauma pandemico compare solo per lisciare il pelo ai deliri no-vax – i soli che quell’esperienza l’hanno ancora al centro dei loro pensieri – quindi seguendo una retorica tutta di destra fatta di populismo antisistema, mentre a sinistra non si rivendicano i sacrifici fatti e la gestione decorosa di un dramma inatteso che ci ha colti impreparati. Neppure le carrettate di miliardi del PNRR sono servite, perché la sensazione è che si sia persa l’occasione per ridisegnare il profilo del Paese, perdendosi nei mille rivoli di appalti e appaltini, progetti scadenti, visioni miope, favori ai cognati e centralità dei mitici “Territori”, con amministratori normalmente privi di cultura, visione, passione civile.
E i partiti di cosa si occupano? Sempre delle stesse cose: a sinistra narcisismi e veti incrociati in un frullatore in cui tutti odiano tutti, a destra invece parlano solo di tasse e di migranti. Potrebbe essere il 2001 o il 2013 che sarebbe lo stesso.
La Politica non è cambiata in nulla. E noi invece?
Autore: Marco Cucchini (C)