Conto alla rovescia: – 48

Conto alla rovescia: – 48

Continuo ad avere in mente un’immagine: l’assedio di Costantinopoli del 1453. L’antica civiltà da difendere, un imperatore riluttante, un manipolo di difensori coraggiosi, ma deboli e sfiduciati, alleati pochi e infidi, un nemico fortissimo, spietato e devastatore e solo la generica speranza nella Provvidenza, per modificare un esito già scritto.
Dopo il colpo di testa egotico, disonesto e irresponsabile di Calenda, non ci sono più possibilità di vittoria ma solo gradi di sconfitta. L’Italia antifascista, repubblicana e parlamentare nata nel 1948 sta per tramontare, al suo posto nascerà un nuovo sistema politico che troverà in una nuova Costituzione di matrice populista e autocratica la propria consacrazione e a noi, bizantini nella Costantinopoli turca, non resterà che sperare che il regime che sorge si limiti ad essere una “dictablanda”, confidando che i nostri legami europei ci preservino da un probabile destino orbaniano.
La sconfitta dovrà portare il centrosinistra tutto – ma il PD in particolare – a ripensarsi. Non si può più immaginare un grande partito progressista e riformista che non fa veri congressi, con discussioni e mozioni. Non si può più immaginare una grande forza popolare che non si ponga il problema di essere un vero partito di massa, aprendosi alla società con un effettivo ricambio della propria classe politica. Non si può più immaginare un grande partito interclassista che non si ponga il problema dei diritti sociali ed economici, limitandosi a una retorica inconcludente sui diritti civili e a perseguire – nel frattempo – politiche liberiste. Non si può più concepire che un grande partito, erede dei filoni culturali che scrissero la Costituzione del 1948, rimanga privo di una propria solida idea di democrazia, accettando di volta in volta la visione più comoda, sempre e soltanto con finalità tattiche. Non è più ammissibile che un partito nato con la “vocazione maggioritaria” vivacchi tra il 20 e il 25% dei voti, eterno secondo alle elezioni, continuando a governare solo grazie ad accordi tra élite.
Il destino del PD non riguarda solo il PD ma l’intero campo delle forze democratiche e progressiste e l’interminabile crisi di quel progetto politico tiene in stand-by non solo i suoi militanti, ma metà dello spettro politico italiano, nell’eterna attesa che succeda qualcosa, pur sapendo che non succede mai niente.
Dal 26 settembre si inizi a ricostruire, perché scegliere ancora di vivacchiare sperando nei fallimenti altrui sarebbe criminale.
Autore: Marco Cucchini (C)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *