Simboli. Si discute del “nuovo” simbolo del PD e della fiamma missina in quello di Fratelli d’Italia.
Il “restyling” del PD è insulso e insignificante e qualsiasi cifra superiore ai 100 euro pagata a Proforma per un prodotto di zero idee e 12 minuti di lavoro è un furto. Ma tutti i simboli della II Repubblica sono essenzialmente privi di forza evocativa, pensati solo per essere riconoscibili al momento del voto, non certo per diventare un punto di riferimento culturale o emozionale. Anzi, per la loro stessa semplicità estrema sembrano tutti destinati a durare poco, non avendo nulla che li faccia entrare nell’immaginario collettivo, specchio di un sistema in evoluzione perenne che non porta mai a nulla.
Ma siamo onesti, ai grafici che indicazioni vengono date? nessuno si può prendere dei rischi estetici perché altrimenti “l’elettore non capisce” e nessuno può azzardare con simboli troppo identitari “perché dobbiamo essere inclusivi”. E dunque la sola scelta possibile è un colore che possa andar bene a tutti, caratteri chiari, scritta in grande e nome del Padrone ben visibile in basso al centro…
Anche in questo, naturalmente, la I Repubblica era migliore. I simboli dei partiti storici avevano una forza e un impatto superiori, tanto da diventarne essi stessi sinonimi o metonimie… e così se si diceva “lo Scudo Crociato” o “il Garofano” tutti capivano che ci si riferiva rispettivamente alla DC o al PSI. E il cambiamento di un simbolo era una cosa seria: quando Bettino Craxi decise di recidere definitivamente il legame anche iconografico con il marxismo sovietico, relegando in soffitta libro, falce e martello, lo fece con un congresso (il Congresso di Torino del 1978) e il nuovo simbolo segnava anche una nuova linea politica: meno accondiscendenza verso il PCI, più dinamismo, più europeismo, più riformismo.
Dietro un simbolo vi era dunque una storia e una cultura politica e l’immagine simbolica serviva anche a creare un legame identitario e spirituale tra passato e presente. Oggi tutto questo è impossibile. Il sistema partitico è in continuo scomponimento da quasi un quarto di secolo. E’ tutto un fondere, scindere, aggregare, coalizzare, smontare… E questa assenza di coerenza è lo specchio della trasformazione dei partiti, da cinghia di trasmissione tra istituzioni e società a armate personali di questo o quel Signore della Guerra.
Paradossalmente difendo la presenza della Fiamma missina nel simbolo di FdI. Quel retaggio fascista è il solo momento di verità iconografica e culturale in un panorama scolorito e privo di agganci culturali solidi. Il tema quindi non è “perché i fascisti non rinnegano il loro immaginario simbolico” ma perché solo loro ne hanno uno. Che ne è dei simboli e dei valori repubblicani e democratici?
In fondo, a ben vedere, può anche andare peggio. Può capitare di mettersi in mano a professionisti distratti, pigri oppure – molto semplicemente – pagati poco, che non hanno quindi tutta questa voglia di farsi venire delle idee per clienti imprecisi o malmostosi. E’ quello che è capitato – ad esempio – a Sinistra Italiana, che si è messa in mano a qualche “creativo” poco in vena di creare, che ha pensato bene di limitarsi a rielaborare (pure maluccio) il logo di una nota catena di negozi di abbigliamento…
Autore: Marco Cucchini (C)