Quasi tutti i partiti parlano e straparlano di “Futuro”. Ma cos’è il Futuro? E che significa occuparsene? Le parole chiave sono sempre quelle, da quando ero bambino, perché sempre quelli sono i problemi: lavoro, tasse, crisi, criminalità, pace, guerra…
Ma se le parole sono sempre quelle, il Mondo è cambiato negli anni, anche se la politica non sembra essersene mai accorta. E tra i mutamenti travolgenti metterei pure la creazione nefasta dei social network, che hanno rivoluzionato la comunicazione, creato un nuovo linguaggio ma anche svelato un mondo di brutture, di crudeltà, di nuove solitudini.
Da qualche mese Facebook lavora al “Metaverso” e – anche se non ne so nulla e voglio morire senza saperne mai nulla – da quanto ho capito spinge ulteriormente sulla realtà virtuale, sull’interconnessione continua, sull’estraniamento dalla realtà, sulla creazione di forme di dipendenza finalizzate a spremere denaro presumibilmente basandosi sulle fragilità e le insicurezze personali degli adolescenti o delle persone emotivamente più sole.
L‘evoluzione tecnologica non si ferma, ma la politica ha il dovere di porsi delle domande su com’è la società oggi e su come sarà domani, cercando di governare i processi, non solo di subirli. E – mi chiedo – in mezzo a infinite chiacchiere sull’agenda di questo o di quello, sulla flat tax che non si può fare, sul presidenzialismo (ancora!) e su tutto il resto di cose prive di senso che animano il vuoto cicaleggio pre elettorale, tra i politicanti nel frullatore c’è qualcuno, almeno qualcuno, che pensa al “Metaverso” e al fatto se questo renderà la nostra società nei prossimi 10 anni migliore o peggiore?
Autore: Marco Cucchini (C)